





è un’estate piena di sole, prendo il mio kayak blu e penso solo a remare, la verticalità mi inghiotte, ci sono agavi ancorate vive e morte, pesci piccoli che saltando mi attraversano la strada, aironi e cormorani affamati, un sole rotondo che non smette di fissarmi, mi sento una forbice che taglia il mare come se fosse un foglio, non scrivo poesie, non voglio parlare troppo dei miei quadri, gli altri artisti si raccontano meglio, voglio solo guardare oltre le forme, oltre le pieghe distorte di queste rocce, cerco qualcosa che non siano le solite acciughe, non è business non è una cartolina, è altro, chiudo gli occhi, li riapro e tutto è svuotato le migliaia di persone che passano di qui non ci sono più, i colori si stampano nella mia testa in un click mentale, le linee ferme e precise , intrecciano colori che come onde si muovono sulla tela uscendo dai loro confini. Non si può spiegare l’intimità di certe pennellate la si deve solo percepire. Se guardi un quadro e inizi con “sembra” hai già sbagliato, è come quando guardi una persona negli occhi e pensi di conoscerla, mi muovo in questo blu senza schema, lascio che la mia canoa scivoli in percorsi che forse sono destinata a fare. Percorsi duri fatti di sapere, sacrifici, sudori, scommesse, la voglia di trasmettere con genuinità ciò che siamo e facciamo, levati i “gin cinque terre” e gli “uramaki cinque terre”…nelle mie grafiche innovative di forma e contenuto, dico ai “grandi”, guarda questa è la verità, vorrei solo tutti la vedessero, prima che sia persa per sempre, perché sai, è cosi, la verità poi si perde. Ho bisogno di tele e colori , non voglio che la mia terra mi ispiri, vorrei che uscisse da dentro di me , come quando spremi un tubo di maionese, se mi spremi escono gozzi, boe, scorci, sale, si, siamo piccoli paesani scorbutici fatti di sale. Remo ancora, mi perdo col pensiero, questo manto luccicante finisce così lontano, forse dove sei tu, o forse sei qui vicino a me, non so, intanto pitturo.